10 + 1 cose che abbiamo imparato dai CrossFit Games 2017

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photo courtesy of The CrossFit Games

I Reebok CrossFit Games 2017 sono appena terminati, ecco 10+1 considerazioni sulla prima edizione della “New Era”

1. Matt Fraser continua il suo regno incontrastato

Lo scorso anno vinse con una prestazione dominante. Nei CrossFit Games 2017 si ripete con una prestazione ancora più dominante. Leggendo i numeri si può capire la portata della sua superiorità. Ha totalizzato 1132 punti su 1300 disponibili (87%), distanziando secondo in classifica di 216 punti. Ha vinto 4 Workout su 13 ed è arrivato nei primi 3 posti 9 volte su 13.

Una cosa è certa, Rich Froning ha trovato il suo degno erede, due anni fa non avrei mai pensato che qualcuno potesse insidiare il record di 4 Games vinti da King Rich, oggi questo non solo mi sembra possibile, ma azzarderei a dire che sta diventando probabile. Neanche Sua Maestà Froning ha mai dimostrato una superiorità così schiacciante sui suoi avversari.  Matt sembra essere un atleta completo sotto tutti gli aspetti, e riesce a venire a capo egregiamente da qualsiasi tipo di Workout la mente diabolica di Dave Castro partorisca.

Conferma per il secondo anno di fila il titolo di #FittestOnEarth, ma io sono sicuro che starà già pensando di dare l’assalto al titolo di FittestInHistory

photo courtesy of The CrossFit Games

 

2. Tia-Clair Toomey vince dopo due 2° posti, vi ricorda qualcuno?

C’è solo un altra persona che ha vinto i Games al suo terzo tentativo dopo essere arrivata 2° nei due anni precedenti: Matt Fraser. Una coincidenza o un segno del destino? Ancora non ci è dato saperlo, ma una cosa che avevamo già imparato è stata ribadita per l’ennesima volta, a volte è nelle sconfitte che nascono le vittorie. Il primo anno stupì tutti e forse anche se stessa arrivando 2° al suo esorido ai Games, il secondo anno probabilmente rimase delusa perchè la vittoria le sfuggì di pochissimi punti (11), al terzo tentativo il fato, ma soprattutto la sua bravura, le regalano quello che le era stato negato nella passata edizione, una vittoria, tra l’altro per soli 2 punti, con un finale al cardiopalma (se non avete visto l’ultimo Workout vi consiglio di vederlo assolutamente)

photo courtesy of The CrossFit Games

3. Iceland Annie insegna…mai dire mai…

Dopo il suo infortunio alla schiena i più pessimisti avevano detto che non avrebbe mai più fatto CrossFit. I più ottimisti avevano  pronosticato un suo ritorno al CrossFit, ma nessuno avrebbe pensato che potesse tornare sul podio dei Games. Iceland Annie ha smentito tutti tornando a fare CrossFit, tornando ai Games ma facendo anche di più,  è riuscita ad aggiungere un altra pagina alla sua storia consacrandosi a Leggenda di questo sport.

Dal 2009 ad oggi ha collezionato 8 partecipazioni ai Games, è stata la prima donna a vincere 2 edizioni consecutive ed è l’unica insieme a Rich Froning ad essere salita 5 volte sul podio degli Individuals. E la cosa più incredibile è che la storia non è affatto giunta al termine. Siamo abituati a vedere il suo sorriso smagliante da così tanto tempo che spesso ci dimentichiamo che questa ragazza ha solamente 27 anni.

La capostipite delle Dottir è più viva che mai!

photo courtesy of The CrossFit Games

4. I giudici sbagliano anche ai Games

Lo vediamo praticamente ad ogni gara dalla gara interna in un box ai vari Throwdown, passando per i Regionals fino ad arrivare ai CrossFit Games con probabilmente uno dei casi più eclatanti. Kara Webb fa 72 OHSquat invece dei 75 previsti e il giudice la manda allegramente a tagliare il traguardo. Per fortuna l’Head Judge se ne accorge immediatamente, e analizzando il video decide di dare 6 secondi di penalità all’Australiana considerandolo più o meno il tempo che avrebbe impiegato l’atleta a completare le 3 reps mancanti.

Tutto giusto…e sicuramente si, l’errore umano è possibile e non sto criticando quello, visto che comunque succede in tutti gli sport. Però poi penso che Kara Webb ha perso per 2 punti i CrossFit Games. Si è giocata sul filo di lana molti workout in sprint, dove pochi decimi di secondo avrebbero fatto un enorme differenza in classifica per lei. E’ giusto penalizzarla di 6″ basandosi su un calcolo approssimativo, e se ne avesse impiegati 4, o 8 di secondi, cosa sarebbe cambiato?

È vero, gli errori capitano in tutti gli sport, ma negli altri sport ci sono federazioni o organizzazioni ben strutturate con procedure ben delineate, step formativi obbligatori e costanti nel tempo. Praticamente in tutti gli sport ai massimi livelli gli arbitri sono dei professionisti che hanno fatto del Judging il loro lavoro. Possono sbagliare e sbagliano anche loro certo, ma sono sicuramente messi in condizione di sbagliare il meno possibile. Un organizzazione globale come CrossFit, con i soldi che inizia a far girare da qualche anno a questa parte, non può e non dovrebbe permettersi di affidare le sue gare ufficiali al “Volontariato”. Ne va della credibilità dell’intero movimento.

5. La “New Era” di Madison promette bene

Devo ammetterlo, quando è iniziato il primo Workout e ho visto i ragazzi correre sotto la pioggia e nuotare in un lago invece che correre sotto un torrido sole e nuotare nell’oceano Californiano sono rimasto spiazzato. Non mi sembrava di star guardando i Games, ma la sensazione è durata giusto un paio di Workout. Andando avanti con gli eventi ho iniziato ad apprezzare le infinite possibilità che una località come Madison può offrire, facendo passare gli atleti da scenari e campi gara completamente differenti uno dall’altro, rimanendo appunto in un unica location abbiamo visto il lago, il cyclocross, l’obstacle course, lo stadio e l’arena. Inoltre la temperatura meno calda rispetto alla California ha permesso ai ragazzi di esprimersi sicuramente al meglio del loro potenziale.

A guardarlo dalla TV ho avuto la sensazione che il tutto fosse molto più fruibile dal pubblico, che anche negli eventi più dispersivi come la bike e la corsa era li a ridosso degli atleti. Non so se questa sia solamente una mia impressione avuta guardando gli eventi in TV. A proposito, se tra i lettori c’è qualcuno che si offre di sponsorizzarmi il viaggio per il prossimo anno sarò felice di constatarlo di persona 🙂

photo courtesy of The CrossFit Games

6. I Workout sono stati bellissimi

Dave Castro non delude mai. Riesce sapientemente a mixare in maniera perfetta Workout più classici a workout più alternativi con l’utilizzo di attrezzi e “special skills”. Sono stati testati tutti i domini e le skill sia fisiche che mentali del CrossFit. I ragazzi sono stati messi duramente alla prova come di consueto, ma la cosa più importante è che al termine dei 13 workout sono assolutamente sicuro che la classifica rispecchi in pieno il livello di preparazione degli atleti.

Oltre a permettere agli atleti di esprimere al massimo il loro potenziale  workout sono stati anche molto spettacolari da vedere con campi gara allestiti diversamente per ogni workout e sempre “in avanzamento” per permettere al pubblico di vedere chiaramente chi era in testa.

Bellissimo il Madison Triplet probabilmente è l’evento che mi è piaciuto più di tutti. Molto belli anche lo Strongman Fear, o 1RM Snatch. Epico il Muscle up Clean Ladder. Forse è mancato il colpo ad effetto della finale, ma va benissimo così.

7. Il verde militare sta benissimo con il blu elettrico

Gli Outfit Reebok forniti ai ragazzi sono stati bellissimi, probabilmente i più belli che abbia mai visto ai Games, sia per le scelte cromatiche che per il design grafico. Veramente una fornitura di altissimo livello, e vi basta vedere la foto quì sotto per rendervi conto della quantità della qualità e della varietà degli Outfit forniti. Complimenti a Reebok 

8. Le dimensioni non contano

Si parla tanto del fatto che il CrossFit sia uno sport che renda le donne eccessivamente muscolose o tozze, e che sia praticabile solamente con masse muscolari enormi. La realtà è che Tia Toomey è una normalissima ragazza di 163 cm per 58 kg, e anche Mat Fraser non è certo un colosso con i suoi 85 Kg per 174 cm di altezza. 

9. I Regionals vanno riorganizzati

C’è una cosa che risulta assolutamente lampante sia tra gli uomini che tra le donne. Esiste un divario esagerato tra gli atleti che finiscono nella top 10 e gli atleti che finiscono negli ultimi posti, che fanno praticamente quasi da comparsa. Come ho detto prima sono assolutamente sicuro che la classifica finale dei Games rispecchi il reale valore degli atleti in gara. La cosa invece di cui non sono affatto sicuro è che questi 40 ragazzi e ragazze siano effettivamente i 40 più forti tra i 400mila che hanno partecipato agli Open. 

Il meccanismo di selezione con i video on line degli Open sicuramente non è perfetto ed è migliorabile, ma credo sia effettivamente l’unico sistema realmente percorribile. Quella invece che a mio avviso dovrebbe essere completamente stravolta è la seconda fase della selezione ovvero i Regionals. In un epoca fortemente globalizzata come quella che stiamo vivendo ha poco senso organizzare le selezioni geograficamente.

Siamo davvero sicuri ad esempio che il 6° classificato (e quindi primo degli esclusi per i Games) ai Meridian Regional sia inferiore al 3° o al 4° classificato nella Regione South? Io non ne sarei così sicuro. Inoltre stiamo assistendo negli ultimi anni sempre di più a trasferimenti strategici da parte degli atleti per spostarsi in regioni con meno concorrenza, è quindi evidente che esiste una falla nel sistema che gli atleti sfruttano per cercare di rendersi più facile la qualificazione ai Games. 

Probabilmente questa cosa non è sfuggita a Dave Castro, e già quando ebbi l’onore di intervistarlo lo scorso anno gli feci proprio una domanda su questo argomento (puoi leggerla quì) e lui mi rispose che effettivamente aveva in programma una riorganizzazione dei Regionals. Questo stesso concetto lo ha recentemente ribadito in un altra intervista quindi sono sicuro che il prossimo anno vedremo dei cambiamenti finalmente.

10. E’ in atto un ricambio generazionale

Sono ormai già 3/4 anni che assistiamo a Rookie che hanno un impatto devastante sui Games. Il primo probabilmente fu proprio Fraser nel 2014 che arrivò 2^ al suo esordio, poi abbiamo visto nel 2015 Tia Toomey e Sara Sigmundsdottir esordire arrivando rispettivamente 2^ e 3^, emulate lo scorso anno Vellner 3^ e Fikowski 4° fino ad arrivare quest’anno a Ricky Garard sempre 3^ al suo esordio. Se a questi appena nominati si aggiungono Katrin Davisdottir, Gudmundsson, Koski, Lauren Fisher, che seppur giovanissimi (hanno tutti meno di 25 anni) vantano già talmente tante partecipazioni da essere considerati ormai veterani e sono tutti arrivati già a podio o nella top 10. Gli eroi della vecchia guardia fanno sempre più fatica, e questi ragazzi terribili sono già belli e fatti

photo courtesy of The CrossFit Games

10+1. Anche Froning può perdere

Incredibile ma vero, Rich Froning è arrivato secondo!!!!! Dopo 6 anni in cui ha raccolto 4 vittorie Individual e 2 in Team mi ha fatto uno strano effetto non vederlo salire sul gradino più alto del podio. Probabilmente ha fatto uno strano effetto anche a lui. Se pensate che ormai abbia tirato i remi in barca e faccia i Games in Team giusto per divertirsi guardate la sua faccia sul podio. Forse vi renderete conto che probabilmente non ha preso benissimo la sconfitta 🙂