Doping e CrossFit, la recente squalifica di Barbotti e Occhino scatena in Italia la gogna sui social media, partiamo dai fatti e analizziamo quello che è successo recentemente per capire in che direzione stiamo andando
Siete stati in tantissimi a scriverci per chiedere un nostro articolo sull’argomento Doping, e quindi abbiamo deciso di dire la nostra.
Partiamo dai fatti che recentemente hannno scatenato più clamore:
I FATTI ACCADUTI
Pochi giorni fa due atleti Italiani sono stati trovati positivi ai test antidoping svolti durante i Meridian Regionals 2017, si tratta di Andrea Barbotti trovato positivo al Clomifene e Gianluca Occhino trovato positivo al Tamoxifene. I due atleti sono stati squalificati per 4 anni dalle competizioni ufficiali CrossFit.
qualche giorno dopo la squalifica ufficiale, una delle più prestigiose gare Europee, la Swiss Alpine Battle ha emesso un comunicato annunciando che bandiva dalla propria competizione gli atleti recentemente squalificati quindi anche Andrea Barbotti che proprio questo weekend avrebbe dovuto parteciparvi. A questa decisione si sono accodate altre due importanti gare, il German Throwdow e il Southern Warriors.
Negli scorsi mesi invece ha suscitato quasi altrettanto clamore il fatto che all’arrivo dei NAS all’ Italian Showdown, alcuni atleti presenti in lista gara hanno deciso di abbandonare la competizione per non sottoporsi ai controlli antidoping, mentre non si ha notizia ufficiale di altri che sono rimasti e hanno affrontato i test… ma da voci di corridoio sembrerebbe ci siano come minimo 4 atleti trovati positivi, anche se non lo sapremo mai ufficialmente.
LE DIFFERENZE TRA GARE CROSSFIT UFFICIALI E NON
Va subito chiarita la grande differenza tra questi due fatti accaduti. Seppur si tratta sempre di controlli antidoping, la finalità degli stessi e soprattutto le conseguenze a cui portano sono completamente diverse.
E’ bene spiegare a questo punto per chi non lo sapesse che CrossFit è un marchio commerciale e non una federazione sportiva. Sotto questo marchio vengono svolte annualmente una serie di competizioni ufficiali tra cui appunto i CrossFit Games che sono organizzate e regolamentate direttamente da CrossFit.
Tutte quelle altre gare, dalle più piccole nei box, ai “Throwdown” più grandi e famosi, che vengono organizzate da privati, sono gare che non sono incluse e regolamentate dal calendario gare ufficiale di CrossFit, nè tantomeno sono soggette a normative federali di alcun tipo, non essendo appunto il CrossFit riconosciuto a livello federale.
I controlli effettuati dai NAS all’Italian Showdown non essendo stati effettuati per conto di nessuna federazione sportiva nè tantomeno inviati da CrossFit, non sono quindi volti a smascherare l’alterazione delle prestazioni sportive, ma sono controlli legati ad indagini dei Carabinieri per combattere il traffico di sostanze dopanti.
E’ per questo motivo quindi che gli atleti che si sono rifiutati di parteciapare alla gara per eludere i controlli, o eventualmente atleti controllati e trovati positivi non hanno ricevuto nessuna squalifica.
LA SQUALIFICA
Chiariamo subito una cosa: QUALSIASI SIANO LE MOTIVAZIONI O LE SOSTANZE USATE CHI FA USO DI DOPING SBAGLIA E VA SANZIONATO. Ha sbagliato quindi Andrea Barbotti come Gianluca Occhino, ed è giusto che vengano squalificati.
Detto questo analizzando i precedenti casi di doping, è impossibile non notare che con loro la linea applicata è stata molto più dura.
Meno di due mesi fa infatti, esattamente il 21 luglio 2017, CrossFit ha diramato un comunicato in cui annunciava la squalifica di 3 atleti americani per 2 anni perché trovati positivi ai controlli antidoping.
Tra questi in particolare Ryan Elrod è stato trovato positivo al Clomifene, come Andrea Barbotti ma ha ricevuto la metà della sua pena.
Anche nelle squalifiche meno recenti gli atleti trovati positivi erano stati squalificati per massimo 2 anni e non per 4. Inoltre questi atleti pur squalificati dai CrossFit Games sono stati fatti gareggiare senza problemi a tutti i maggiorni Throwdown.
chi fa uso di doping sbaglia e va sanzionato, ma quello che viene da chiedersi è perché questa diversità di trattamento?
CONSIDERAZIONI PERSONALI
Dopo aver analizzato i fatti vi scriviamo alcune considerazioni personali sull’argomento.
IPOCRISIA THROWDOWN
La decisione dei Throwdown di escludere gli atleti squalificati, così come si è configurata mi sembra una cosa fatta solamente per salvare le apparenze. Che senso ha escludere un atleta perché risultato positivo ai Regionals se poi non si riesce a introdurre dei controlli antidoping per i partecipanti alla propria gara? Escludendo loro si elimina il problema doping dalla propria competizione? direi di no… senza controlli chi ci assicura che gli atleti in gara siano tutti puliti?
Per assurdo (e forse non è neanche così lontano dalla realtà) un atleta potrebbe tranquillamente fare uso di doping e partecipare solo ai Throwdown…nessuno lo controllerebbe mai e nessuno saprebbe che è dopato.
Il problema reale è che i controlli antidoping da un lato costano, dall’altro soprattutto “spaventano” molti atleti, come appunto abbiamo visto all’Italian Showdown, quindi gli organizzatori delle gare si ritroverebbero con un duplice problema, un costo di gestione più elevato da sostenere, e meno introiti dalle iscrizioni.
Il problema reale è che i controlli antidoping da un lato costano, dall’altro soprattutto “spaventano” molti atleti.
Se veramente si ha intenzione (come sarebbe giusto che fosse) combattere il doping, l’unica cosa giusta da fare sarebbe mettere inserire antidoping alla propria gara, allora in quel caso avrebbe senso escludere gli atleti squalificati ai Regionals.
Tra l’altro forse molti non sanno una cosa, quando vieni trovato positivo, CrossFit ti fa iscrivere ad un programma chiamato “out season test”, gli iscritti a questo programma per tutto il periodo della squalifica devono comunicare le proprie informazioni e i propri spostamenti e danno il consenso ad essere testati ovunque e in qualsiasi momento a sopresa.
Quindi per forza di cose, gli atleti appena squalificati, con molta probabilità, se partecipassero ad un Throwdown sarebbero gli unici ad essere a rischio controllo.
LA GOGNA SUI SOCIAL MEDIA
“gli altri si dopano” “sono tutti dopati” “eh se mi dopassi anche io arriverei ai Regionals”.
Avete mai visto da vicino la linea di uno snatch di Andrea Barbotti? o siete mai stati sotto i suoi anelli mentre fa i Muscle Up?
Io si… molti di voi probabilmente no, perché se aveste visto questo ragazzo con i vostri occhi probabilmente non direste tutte queste cazzate.
I suoi movimenti sono infinitamente migliori dei vostri, e questo non perché ha fatto uso di doping, ma perché lui era ad allenarsi mentre voi eravate a casa a guardare la tv, o fare un aperitivo. Lui era a dormire mentre voi eravate fuori a fare serata. Lui era a mangiare riso e petto di pollo mentre voi eravate a mangiare pizza e a bere birra…
E non ha fatto queste cose per qualche mese, le ha fatte per anni, tutti i giorni.
Poi certo è molto più facile dire che lui arriva ai Regionals perché e dopato, piuttosto che ammettere che voi non avete la costanza e le capacità neanche per qualificarvi al Salsiccia Throwdown.
Sono in pochissimi quelli che in realtà potrebbero parlare, sentirsi traditi, sentirsi derubati. Sono quei pochissimi che fanno i stessi suoi sacrifici rimanendo puliti, e che magari non arrivano ai Regionals o escono dal podio di qualche Throwdown per qualche manciata di Reps.
Ma spesso questi sono proprio quelli che non parlano, perché sono gli unici a sapere quanto può essere sottile la linea che separa la decisione di fare uso di doping dal di rimanere puliti quando si arriva ad un certo livello.
Quando ti alleni come un matto tutti i giorni e senti che inizi a perdere i pezzi, gli infortuni si accumulano e si accumula la pressione dei tuoi sponsor, del tuo allenatore, e di tutti quelli che ti osannano perché non vedono l’ora di salire sul tuo carro…e allora è facile sbagliare, e in un attimo tutti quelli che volevano salire sul tuo carro si trasformano nei primi a salire sul tuo cadavere.
“Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra” una famosa parabola ci insegna che un tempo questa semplice frase innescò una serie di riflessioni che salvò una donna adultera dalla lapidazione. Nei tempi moderni quella donna sarebbe morta, e più di qualcuno avrebbe ripreso la sua lapidazione con uno smartphone in diretta su facebook.
MISERIA UMANA
CERCHIAMO UNA SOLUZIONE O UN CAPRO ESPIATORIO?
Dopo queste considerazioni è questa la domanda che mi pongo, si sta cercando una soluzione al problema doping o si sta cercando un capro espiatorio per nascondere il vero problema?
La linea “zero tolerance” adottata da CrossFit, va bene e ci trova in accordo, ma se si limita solo alla loro gara rappresenta una farsa.
Aumentare in maniera arbitraria la pena ad alcuni non significa combattere il doping più duramente, è qualcosa che suona molto di più come un tentativo di voler trovare un capro espiatorio a cui far pagare i peccati di molti. UN contentino per far vedere all’opinione pubblica che si sta facendo qualcosa per un problema che sicuramente esiste e andrebbe affrontato con maggior criterio.
Lo sport da sempre come missione finale dovrebbe avere quella di educare, non quella di escludere. Questi ragazzi sicuramente hanno sbagliato, ma 4 anni di squalifica rappresentano veramente un tempo lunghissimo in relazione alla carriera di un atleta.
Chi sbaglia deve pagare, ma nello sport a tutti dovrebbe essere data una seconda possibilità per far vedere che si è fatto tesoro dei propri errori.
Se si vuole veramente combattere il doping bisogna cominciare a combatterlo dal basso, dalle gare più piccole fino ad arrivare ai più importanti Throwdown e per finire ai Regionals e i Games. C’è bisogno di universalità, uniformità e imparzialità nei test e nelle pene, a qualsiasi livello.
E per introdurre i controlli antidoping in tutte la gare c’è bisogno di soldi, di normative, e c’è bisogno soprattutto di una struttura organizzativa
Quello di cui appunto c’è bisogno è che il CrossFit inizi a configurarsi come una federazione, e non solo come una macchina da spettacolo.
la luna è davanti a noi, vogliamo guardarla veramente o continuare a puntare il dito?