Italian, più slowdown che showdown, Box Battle al top – Gare Crossfit

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Ecco il mio punto di vista sulle due gare CrossFit italiane più importanti di questa primavera, un disastro  per Italian Showdown, un successo per Italian Box Battle

Sono due gare molto differenti tra loro, una individual, l’altra a team, ma entrambe accomunate da un format diverso dal solito. Lo Showdown ha introdotto il concetto di “qualifica live” la Box Battle i team composti solamente da membri dello stesso box. Due formule innovative per due gare che entrambe hanno esordito lo scorso anno, vediamo come è andata questa edizione 2017

ITALIAN SHOWDOWN

Il format è a dir poco ambizioso, far competere dal vivo in una giornata 1000 atleti facendo il check-in il giorno stesso. Sinceramente non credevo fosse possibile, ma lo scorso anno tutto andò liscio. Quest’anno le cose sono andate diversamente purtroppo, e la cosa peggiore è che come al solito a farne le spese sono solamente gli atleti.

Ecco una mia analisi sulle 4 cose che non sono andate come avrebbero dovuto.

1. Disastro al Check-in

Il check in era organizzato in questo modo:

  1. l’ordine di presentazione al check in era libero, ma sarebbe stata data la priorità alle persone schedulate prima sul campo gara, che era a sua volta previsto in ordine alfabetico.
  2. L’ingresso al palazzetto era consentito solamente agli atleti che avevano effettuato il check in, oppure al pubblico pagante.

La combinazione di questi due fattori, unita probabilmente al sottodimensionamento degli incaricati al check-in (solo 2 addetti per 1000 atleti) si è scontrata con la dura realtà ed ha creato il disastro al quale abbiamo assistito.

Tipicamente chi partecipa a una gara CrossFit, lo fa con i propri amici. con le persone con cui ha condiviso il viaggio e, soprattutto, vorrebbe condividere l’esperienza di gara. Non era difficile prevedere che, tranne i casi in cui si parte con il proprio fratello, essendoci 26 lettere nell’alfabeto c’è circa il 96% delle possibilità di presentarsi al check-in con una persona con il cognome che inizia con una lettera diversa dalla propria. Ed è infatti quello che è successo a 1000 persone. 

Fin quì il problema sarebbe stato ancora gestibile, se non fosse per il fatto che l’organizzazione ha impedito l’accesso al palazzetto agli atleti che ancora non avevano effettuato il Chek-in…che se, come prevedibile, avevano voglia di vedere e fare il tifo per i propri amici in gara, si sono visti rispondere che per accedere al palazzetto prima del chek in avrebbero dovuto acquistare il biglietto da spettatori pagando 5€.

Non è tanto per i 5€, ma è chiaro che, per principio, chi ha già pagato 50€ per partecipare alla gara, non è bendisposto a spenderne altri 5 per acquistare un biglietto da spettatore di un evento in cui dovrebbe essere protagonista. Quindi molti si sono rifiutati (a mio avviso giustamente) di comprarlo e hanno continuato la loro coda al Check-in aumentando a dismisura i tempi dello stesso. Il risultato sono state code di oltre 3 ore.

Il disastro al check in ha chiaramente condizionato l’entrata degli atleti in batteria, al punto che è completamente saltato l’ordine di ingresso previsto. Gli atleti entravano in gara praticamente senza alcun criterio.

2. Area Warm Up insufficiente

Sicuramente il fatto che sia saltato completamente l’ordine di partenza delle heat ha contribuito ad aplificare questo problema. Di fatto l’area warm up era oggettivamente troppo piccola e poco attrezzata, e si è completamente congestionata.

I più fortunati hanno dovuto aspettare a lungo il proprio turno semplicemente salire su un row, molti altri non ci sono neanche riusciti. I pochi fortunati che si sono un minimo scaldati, a volte hanno dovuto attendere in fila oltre 20 minuti per entrare in campo gara, vanificando completamente il warm up.

3. Judge inadeguati e mal organizzati

Quello che non mi stancherò mai di dire è che nessuno critica un Judge che sbaglia, ma quello che non può essere tollerato è la mancanza di uniformità di giudizio negli standard di movimento.

Ma siamo andati oltre, in alcuni forse per mancanza di esperienza, in alcuni Judge credo mancasse addirittura la comprensione degli standard di movimento, ma soprattutto è mancata la capacità di comunicazione nei confronti dell’atleta. A mio avviso un giudice, a questi livelli, non dovrebbe limitarsi a chiamare no-rep come un robottino. È fondamentale far comprendere all’atleta perchè sta sbagliando e indicargli come correggersi. 

Insufficiente anche pensare che bastasse 1 head judge sul campo gara per coordinarne dieci. Soprattutto visto che non si trattava di persone particolarmente esperte o formate in maniera impeccabile.

Non so se eravamo ormai abituati ad altri standard grazie ai ragazzi di Prodject Judge di Luca Morassutto (leggi quì la sua intervista) ma fattostà che mi è sembrato tornare indietro di un paio di anni, e la cosa non è stata affatto piacevole.

I ragazzi di PJ lavorano su standard qualitativi veramente differenti,  e a mio avviso, assicurarsi il loro supporto è un aspetto di primaria importanza nella riuscita di una gara.

4. Gestione della comunicazione da regime

Dopo tutte queste problematiche, dal primo pomeriggio di venerdì, sono iniziate a spuntare recensioni negative sulla pagina facebook ufficiale di Italian Showdown, ad ora di cena se ne contavano oltre 70, e tutte più o meno si lamentavano delle stesse cose, ovvero i 3 punti precedenti. Chi gestisce la comunicazione, invece di ammettere l’errore e cercare una mediazione con le persone, ha risposto scaricando la responsabilità sugli atleti stessi (???), salvo poi successivamente decidere di censurare tutti, inibendo la possibilità di visualizzare e scrivere recensioni sulla pagina!

Io personalmente ho letto tutte le recensioni prima che le cancellassero e solo pochissime erano sconfinate nella volgarità o trascese nell’insulto, posso essere d’accordo sull’eliminazione di queste (ma ripeto erano veramente pochissime) ma non sulla censura totale di tutti quelli che avevano espresso il proprio parere normalmente, e sull’inibizione preventiva di lasciare ulteriori recensioni.

Ho trovato anche tardiva e inadeguata la parziale ammissione di responsabilità in un post della settimana successiva alla gara, dove l’organizzazione ha proposto un  rimborso agli atleti che hanno dovuto comprare il biglietto da spettatori per poter accedere prima del check in. Il rimborso è stato concesso sottoforma di sconto sull’iscrizione al prossimo anno (!!). Mi chiedo… ma se una persona ha avuto un esperienza negativa, perchè dovrebbe voler iscriversi il prossimo anno? 

ITALIAN BOX BATTLE

Questo è il format di gara che personalmente amo di più. Una gara a Team con il vincolo di comporre il team esclusivamente con membri del proprio Box.

Si svolge a Ferrara, in uno dei complessi sportivi multidisciplinari più belli che abbia mai visto. Il CUS Ferrara.

Lo scorso anno parlai di questa gara, fui impressionato dal format, dalla location e dall’organizzazione, ma rimasi deluso dai WOD, che a mio avviso erano a dir poco troppo “creativi” e con movimenti troppo inusuali. Mi sembrò un’occasione mancata per fare veramente una grande gara.

Sono contentissimo del fatto che l’occasione non sia stata sprecata in questo secondo anno. Finalmente si è fatto CrossFit Old School duro e puro, sicuramente WOD di livello tecnico elevato, ma questo non è assolutamente un male.

L’organizzazione di gara è stata impeccabile, e ha saputo fronteggiare anche un interruzione per pioggia senza particolari problemi. In questa gara erano presenti i ragazzi di Project Judge, e si è visto. La gara si è svolta senza intoppi e i feedback degli atleti sono stati molto positivi. 

Sicuramente dopo il successo di questa edizione Italian Box Battle si afferma come una delle gare a Team di maggior interesse a livello Nazionale. Speriamo di vederla crescere sempre di più nei prossimi anni.

CONCLUSIONI

Quello che mi piace ripetere da tempo è che gli organizzatori dovrebbero mettere al centro dell’attenzione l’atleta. Le  gare che trattano gli atleti come “clienti” e mettono al centro dell’attenzione la gara stessa invece che i suoi protagonisti, saranno destinate ad essere fallimentari.

La cosa più importante da considerare dovrebbe essere quella di far vivere ai partecipanti  un esperienza divertente e positiva in un contesto di sportività, collaborazione e condivisione. Nessuno critica gli errori, che possono starci, la differenza la fa appunto come si affrontano le problematiche nel momento di criticità.

Italian Showdown in questa edizione non ha saputo affrontare nel modo corretto le criticità, e questo ha decretato il suo fallimento.

C’è solo una cosa peggiore dell’autoproclamarsi l’evento CrossFit più grande in Europa, autoproclamarsi l’evento CrossFit più grande in Europa e dimostrare palesemente di non esserlo.  A poco servono poi le belle foto, i video e la copertura mediatica su Sky e Mediaset se la sostanza manca completamente.

I ragazzi del CrossFit Red Wall del CUS Ferrara invece con il loro Italian Box Battle hanno tenuto da sempre un profilo basso, ed hanno lasciato che a parlare per loro fossero i fatti. Non hanno cercato la spettacolarizzazione a tutti i costi, ed hanno messo al centro di tutto l’atleta e la sua esperienza di gara. Lo spettacolo è stata la naturale conseguenza della loro scelta.

Sono sicuro che questa sia la strategia giusta.