Ok, avete capito che è successo di tutto…ma quanti di voi hanno approfondito l’argomento e capito realmente a cosa è dovuta la tempesta che si è abbattuta sul CrossFit in questi giorni?
Ho deciso di scrivere questo articolo per fare chiarezza e spiegare tutto nel dettaglio. Soprattutto, ho finalmente deciso di dire la mia in modo deciso e chiaro e di prendere una posizione netta riguardo a CrossFit, in un momento in cui è impossibile continuare a tacere.
Partiamo dall’analisi dei fatti. Se tu i fatti già li conosci, puoi andare direttamente alla parte in cui dico la mia: stavolta, ti assicuro, ho sganciato una bomba e non puoi perdertela.
I FATTI
Il 3 giugno Alyssa Royse, owner di Rocket Community Fitness, precedentemente Rocket CrossFit, affiliata da nove anni, ha scritto una lettera a Brian Mulvany, Chief advisor di CrossFit Inc., in cui spiegava tutte le motivazioni che la stavano portando a scegliere di non rinnovare l’affiliazione.
Alyssa scriveva a Brian perchè lo conosceva personalmente, e con la sua lettera faceva un ultimo tentativo per capire se fosse possibile evitare una soluzione alla quale non voleva arrivare.
La lettera è molto lunga, l’ho letta tutta (potete leggerla qui) e vi assicuro che questa lettera è un profondo atto di amore verso il CrossFit; ma un amore talmente grande che non può più essere cieco, e che induce Alyssa a riflessioni profonde.
Alyssa ha spiegato come, negli ultimi anni, le modifiche apportate alla comunicazione delle campagne pubblicitarie di CrossFit e la gestione dei post sui social media l’avessero varie volte spinta a dissociarsi da questi messaggi.
Vi riporto qui degli estratti della lettera per rendere brevemente il senso:
[…Rocket CrossFit cambierà il suo nome in Rocket Community Fitness, e probabilmente si staccherà da CrossFit, quando sarà il momento di rinnovare l’affiliazione. Il solo pensiero di questo mi fa male perchè adoro il CrossFit. Lo faremo perché l’identità del marchio sta perdendo valore, c’è un assenza di leadership, in un momento in cui la leadership è più importante che mai, e un ambiguità morale che non incontra i nostri valori…]
[….Un identità incoerente con il marchio e un’assenza di leadership sono particolarmente dannose se combinate all’ambiguità morale. E l’ambiguità morale è diventata molto chiara vedendo come CrossFit ha reagito sia di fronte al COVID sia ai massicci disordini sociali con cui al momento gli Stati Uniti stanno facendo i conti….]
[….Che tu consideri il Coronavirus reale o meno, il suo impatto sul mondo è reale. Inoltre, è reale soprattutto il suo impatto negli Stati Uniti sulle minoranze. Non riuscire a considerare il Coronavirus nella sua complessità ha evidenziato la miopia del CrossFit e del suo mito legato all’individualità. CrossFit sembra semplificare tutta la sua comunicazione con un “il grasso fa male, se sei grasso sei cattivo, ma noi possiamo sistemarti”….]
[….CrossFit continua a fingere che le soluzioni siano semplici: “elimina i carboidrati, alzati dal divano” come se questo sia semplice e facilmente accessibile a tutti. Le questioni legate alla salute, al fitness e alla nutrizione sono profondamente legate a quelle della disuguaglianza sociale che affligge sistematicamente questo paese. Questa disuguaglianza sociale spesso determina gli esiti positivi o negativi di chi si ammala di Covid….]
[….Riguardo a questo argomento l’unica posizione che è stata in grando di prendere CrossFit è stato un video il cui messaggio di fondo era praticamente questo: “ti sei ammalato di Covid? è un tuo problema, avresti potuto essere come noi così non ti ammalavi”, scimmiottando i vecchi messaggi dell’industria del fitness che prendevano in giro proprio le persone che più avrebbero avuto bisogno del fitness, invece di invitarle e offrire loro un facile accesso all’allenamento per risolvere i propri problemi…o il meme in cui si parlava di “appiattire la curva” per invogliare alla perdita di peso….]
[…in questo contesto è arrivato l’omicidio di George Floyd a gettare il paese in enormi disordini. CrossFit è l’unico grande marchio a cui riesco a pensare che non ha preso nessuna posizione, né ha fatto nessuna dichiarazione in merito, o abbia mostrato un supporto per la giustizia sociale in generale e per la vita dei neri in particolare.]
[...lasciami dire una cosa, il vostro silenzio in questo momento equivale a prendere una posizione. Rimanere in piedi, in silenzio dal lato della storia dal quale io non voglio stare, non posso sopportarlo. Anche prendere una piccola posizione e fare un piccolo passo dal lato giusto è meglio che rimanere a sonnecchiare sul lato sbagliato della storia.]
[..In uno dei gruppi di owner ai quali partecipo, un owner nero ha chiesto: “dov’è HQ?”. Sostanzialmente, gli è stato risposto che HQ si occupa solo di affari, non avrebbe preso posizione.]
[Ma questo è sbagliato, ora più che mai è il momento di prendere una posizione.]
[…Il silenzio non evita il dramma. Il silenzio non significa assolutamente “non schierarsi”, perché il silenzio si schiera con lo status quo. Nella lotta contro la violenza e l’oppressione, il silenzio si schiera dalla parte della violenza e dell’oppressione. Non è possibile non schierarsi in questo momento, chi lo fa è soltanto troppo debole per fare qualsiasi altra cosa.]
[…Quest’anno perderete molti affiliati. Molti li perderete a causa delle difficoltà finanziare e della chiusura generale causata dalla pandemia globale. Molti li perderete semplicemente perchè non vedono un ritorno di valore a pagare HQ per dei servizi che sono visti come ambigui, e da una relazione sempre più vista come unilaterale a causa della mancanza di comunicazione. E molti altri ancora a causa dell’incapacità di CrossFit di prendere una posizione in un momento di crisi morale come questo. Probabilmente, Rocket lo perderete e per l’ultimo motivo.]
A questa lettera ha risposto direttamente Greg Glassman in questo modo:
“Credo sinceramente che la quarantena abbia avuto un impatto negativo sulla tua salute mentale.”
“Sei delirante nel pensare che qualcuno, anche per un solo secondo, abbia pensato che tu potessi essere la coscienza del CrossFit. L’idea stessa mi fa rabbrividire. “
“… Pensi di essere più virtuoso di noi. È disgustoso. Stai cercando in tutti i modi di etichettarci come razzisti, ma sai che è una cazzata. Questo ti rende davvero una persona di merda. Lo capisci? Hai lasciato che la politica ti coinvolgesse in qualcosa di talmente sbagliato da diventaremalvagio. Mi vergogno di te.”
Alyssa ha poi pubblicato la sua mail e la risposta di Glassman sul blog del suo box, e questo ha generato indignazione sui social da parte di molti.
Come se non bastasse, in questa escalation di eventi Glassman ha deciso di twittare, in risposta a un post dell’Institute of Healt Metrics and Education, che diceva:
“Il razzismo è un problema di salute pubblica”
Il suo commento riportava “È il Floyd-19″, mettendo in relazione con cattivo gusto e scarso tatto il Covid-19, ovvero una malattia che ha ucciso centinaia di migliaia di persone, con l’omicidio e di George Floyd.
Non contento, sullo stesso post ha successivamente aggiunto:
“è stato il vostro modello fallimentare a metterci in quarantena, e ora cercate una soluzione al razzismo? Il brutale omicidio di George Floyd ha scatenato rivolte a livello nazionale. Le quarantene sono accompagnate in ogni epoca e sotto tutti i regimi politici da una corrente sotterranea di sospetti, sfiducia e rivolte. Grazie!”
Va chiarito che anche se questi non sono tweet apertamente razzisti, sicuramente rappresentano una grossa mancanza di sensibilità verso situazioni che hanno portato sofferenza e morte.
Inoltre, va contestualizzato anche il fatto che negli Stati Uniti il problema del razzismo nei confronti della comunità afroamericana è molto più sentito che da noi, che la morte di George Floyd è solo l’ennesimo episodio di questo tipo e che la loro sensibilità rispetto a questo argomento è molto più amplificata della nostra.
La risposta invece ad Alyssa da parte di Glassman è qualcosa che va contro tutte le regole basilari dell’educazione e del rispetto, prima ancora delle regole dell’assistenza alla clientela, perché di fatto si sarebbe dovuto trattare di quello: rispondere a una “cliente” cha aveva delle perplessità.
Un CEO di una qualsiasi azienda non può neanche lontanamente permettersi un comportamento del genere, e infatti le reazioni alle folli dichiarazioni di Glassman non si sono fatte attendere.
Molti tra i più noti box CrossFit americani, tra cui NC Fit di Jason Khalipa, Invictus e Brick CrossFit, hanno annunciato di non voler più rinnovare l’affiliazione, e a loro hanno fatto subito eco oltre mille box di tutto il mondo in meno di tre giorni.
Praticamente, tutti i più grandi atleti si sono dissociati e hanno duramente condannato le dichiarazioni di Glassman: Rich Froning, Katin Davisdottir, Mat Fraser, Jason Khalipa, Noah Ohlsen, Alec Smith Cris Spealler, solo per citarne alcuni. Matt Chan ha annunciato la sua uscita dal seminar staff. Noah Ohlsen e Chadler Smith hanno lanciato il trend I’m out, annunciando al mondo la loro scelta di rinunciare alla partecipazione ai prossimi CrossFit Games perchè non si sentono più di rappresentare il CrossFit, viste le recenti dichiarazioni di Glassman.
Il trend è stato subito ripreso da moltissimi atleti che avrebbero dovuto partecipare ai prossimi CrossFit Games, che in questo momento appaiono in una situazione completamente compromessa.
Reebok, main sponsor CrossFit dal 2010, ha annunciato la sua decisione di interrompere le negoziazioni per il rinnovo del contratto, in scadenza nel 2020, che quindi non verrà rinnovato. Rogue, Romwod, Nobull e tanti altri si sono espressi contro le dichiarazioni di Glassman, dissociandosi fortemente e stringendosi intorno alla community nella lotta contro il razzismo e la discriminazione.
Migliaia di box CrossFit che non rinnoveranno l’affiliazione, membri dello staff che presentano le dimissioni, atleti che boicotteranno le gare, e gli sponsor che fuggono.
La tempesta perfetta si è abbattuta sul CrossFit: probabilmente, Glassman verrà ricordato come colui che ha inventato il CrossFit ma anche come colui che l’ha distrutto.
Ora, dal momento che, sia come WodNews che come owner di CrossFit 753ac, mi sono sempre schierato in maniera diretta e sincera, lo farò ancora una volta.
La mia posizione rispetto a questa situazione.
CrossFit Inc, per anni, ha seminato vento e ora sta raccogliendo tempesta.
Sono sempre stato un convinto sostenitore del pagamento dell’affiliazione, ed è per questo che dal 2012 non ho mai smesso di sborsare i miei 3000 dollari annuali, oltre ai vari corsi di formazione fatti da me e dai coach del mio box.
Molti owner si aspettavano, in cambio di questo esborso, un servizio o almeno una tutela. In realtà, il servizio non c’è mai stato e la tutela ancora meno, ma io non mi sono neanche mai lamentato di questa mancanza, perché ho sempre avuto chiarissimo in mente cosa pagassi con l’affiliazione.
Con l’affiliazione si paga il posizionamento sul mercato. Se pensate che questa sia una cosa da poco, vi sbagliate di grosso. Il posizionamento sul mercato è qualcosa che, a livello commerciale, vale ampliamente i 3000 dollari richiesti. O meglio, li valeva….
Valeva, perché anni fa era impossibile spiegare a un potenziale cliente cosa facessimo, semplicemente perchè facevamo qualcosa che conoscevano in pochi, e l’affiliazione ci permetteva di spiegare esattamente cosa ci si poteva aspettare dentro alle nostre mura con una parola CrossFit.
Questa parola ci identificava, agli occhi nostri e dei potenziali clienti, ci faceva sentire parte di qualcosa, membri di un gruppo o, per dirla a modo nostro, di una Community.
In quegli anni, però, la parola CrossFit era un contenitore ancora vuoto per la massa, quindi, dopo aver pronunciato quella parola, non era affatto scontato che l’espressione del nostro interlocutore cambiasse…molti, anzi quasi tutti rimanevano lì come a dire: “sì ok, ho capito che fai CrossFit, ma cazz’è sto CrossFit??”
E allora siamo stati lì a insegnare con pazienza cosa fosse il CrossFit a tutti quelli che entravano in contatto con noi, rep dopo rep, wod dopo wod, finché i giorni sono diventate settimane, le settimane mesi, i mesi sono diventati anni, e negli anni siamo riusciti a riempire di significato questa parola, a dargle un identità, a renderla viva.
Da ormai una decade, i box owner di tutto il mondo, quelli ufficiali e non, hanno lavorato senza sosta per diffondere il CrossFit e il suo stile di vita.
Se oggi, nel 2020, quando diciamo che facciamo CrossFit la gente ci guarda in maniera meno strana di prima, il merito è solamente nostro, perchè in questa battaglia CrossFit HQ ha fatto una parte veramente minima.
Vi riassumo in una frase quella che secondo me è stato l’atteggiamento di CrossFit HQ negli ultimi 10 anni. Avete presente il film di Totò?
“Armiamoci e partite!”
E noi, dopo esserci armati, siamo anche partiti. Non ci siamo spaventati, e dopo la partenza siamo anche arrivati a destinazione. Ma adesso che siamo arrivati, ci accorgiamo che siamo arrivati da soli.
CrossFit è rimasta indietro. Or,a perchè noi dovremmo fermarci ad aspettarla?
Per farvi capire la distanza di noi owner da CrossFit in questi anni, vi presento qualche numero.
Dal 2012 ad oggi, sono passati da CrossFit 753ac oltre 2000 persone alle quali abbiamo insegnato cosa fosse il CrossFit. Facendo un rapido conteggio tra soldi di affiliazione e formazione versati dai coach che lavorano al box, superiamo ampiamente i 50.000 dollari.
Come proprietario di WodNews, in quattro anni e mezzo ho scritto o tradotto quasi 350 articoli sul CrossFit, e sul mio sito sono passate in quasi cinque anni oltre 1 milione di persone che hanno visualizzato quasi 4 milioni di pagine.
Credo di poter dire che con questi numeri, senza falsa modestia, ho contribuito in prima persona a diffondere il CrossFit e il suo stile di vita. Non ho mai preteso nulla in cambio. L’ho fatto per passione e lo rifarei dall’inizio, e soprattutto non l’ho mai fatto per sentirmi dire grazie da qualcuno.
Però, voglio condividere con voi una mia riflessione: sapete in questi anni qual è stato l’unico contatto ufficiale con CrossFit?
Una lettera dal loro studio legale in cui mi intimavano di inserire nel mio sito un disclaimer in cui dicevo che non ero in alcun modo legato a CrossFit, che era di proprietà di CrossFit Inc e bla bla bla, altrimenti mi avrebbero fatto causa!
Vi rendete conto? Questo risale ormai al 2016 e quindi da oltre quattro anni ho perso le speranze riguardo a un supporto o una collaborazione con CrossFit, visto che di fatto contribuivo economicamente come box owner e mediaticamente come proprietario di WodNews alla diffusione del loro marchio, ma a quanto pare loro erano pronti a denunciarmi.
Per qualche anno ho pensato che questa distanza tra CrossFit Inc e noi owner fosse dovuta anche alla distanza geografica. Ho giustificato gran parte di questa assenza dicendomi “vabbè avranno altro da fare, cose più importanti a cui pensare figuriamoci se pensano a noi che stiamo cominciando in Italia”.
Quindi, un paio di anni fa, ho accolto con entusiasmo la notizia dell’apertura di CrossFit Italia e dell’incarico di Matteo Pozzati a capo di questa nuova entità.
Come prima cosa, ho scritto a Matteo e mi sono messo a disposizione per collaborare, mi sono detto “finalmente ho un interlocutore ufficiale, potremo lavorare insieme in mille modi per aumentare ancora di più la diffusione del CrossFit in Italia!”
Matteo è stato gentile, mi ha risposto con il più classico dei “le faremo sapere”. E non ho saputo più nulla.
Sono passati i mesi senza che nulla cambiasse: CrossFit Inc rimaneva lontana, ma la cosa peggiore era che CrossFit Italia era vicina a qualcuno, i soliti amici e amici di amici, ma lontana per tantissimi, e questo era veramente frustrante.
Poi, CrossFit Italia ha annunciato il famoso Gathering: ha chiamato tutti noi owner a raccolta dicendoci che le cose dovevano cambiare, e allora siamo andati anche lì. Ci hanno detto che volevano starci più vicino, che si erano resi conto degli errori e volevano rimediare. Ci dissero che avrebbero formato uno staff media per tradurre in italiano tutti i contenuti del Journal e di tutto il materiale media per fondare un portale in italiano che dovesse produrre materiale utile a tutti. “Bellissimo!”, mi sono detto, “finalmente qualcuno con la mia stessa idea ma con infiniti mezzi in più”. Questa cosa non è mai stata fatta, anzi peggio, è stata fatta in piccola parte, ma soprattutto questa piccola parte è stata fatta male.
Avete mai provato a leggere un articolo del Journal in Italiano? No, vero? Io, che invece l’ho fatto, vi invidio, perché quando mi sono accorto che, nella migliore delle ipotesi, si trattava di un copia-incolla da Google Translate stavo per cadere dalla sedia, pensando all’enorme lavoro che faccio io da solo quando traduco un articolo interessante in italiano.
Se non ci credete vi porto un esempio. Ecco la traduzione di un articolo che parla di muscle up presa dal Journal:
“Il muscle-up è sorprendentemente difficile da eseguire, ma è insuperato nello sviluppo della forza della parte superiore del corpo, un’abilità di sopravvivenza molto importante, e, ancor più sorprendente, praticamente sconosciuta.
Questo movimento consente di sormontare un oggetto. Lascia correre la tua immaginazione.
Pur essendo composto da una trazione e un dip, non deve la sua potenza a nessuno dei due. Il cuore del muscle-up è la transizione dalla trazione al dip, il momento angosciante quando non si capisce se si sta sormontando l’oggetto e si ci si trova sotto di esso.“
Capisco che possiate pensare che questa cosa non sia vera, io stesso stento a credere che si possa pubblicare sul proprio sito una cosa così, ma purtroppo è la reltà nuda e cruda. Se volete provate a leggere tutto l’articolo…
https://journal.crossfit.com/article/muscle-up-italiano
Secondo me, alla fine della lettura vi sentirete frastornati come dopo aver chiuso un Fran.
In tutto, ho contato meno di cinquanta articoli “tradotti” in italiano in due anni. Mentre io sono riuscito a portare avanti WodNews da solo in questi cinque anni, loro, con i loro mezzi, non sono riusciti a fare meglio di così. Vabbè, direte voi, avranno fatto altro?
Ci dissero che i corsi di formazione ufficiale non sarebbero stati più fatti nei soliti box, ma che si sarebbero spostati il più possibile per permettere a più box di ospitarli. Ma poi i corsi sono rimasti sempre nei soliti box, o nei box di amici di amici.
Ci dissero che il marchio sarebbe stato più presente nella nostra community. Salvo poi addirittura decidere di sparire persino da Facebook perchè Glassman aveva deciso che doveva combattere contro i social media. Che nell’era dei social media equivale al marito che decide di evirarsi per fare un dispetto alla moglie.
Ci dissero che avrebbero voluto fare delle selezioni per creare uno staff ufficiale italiano, sia per i media che per il seminar staff….volete sapere come è finita?
Insomma, ci dissero tantissime cose belle e non ne fecero neanche una, anzi fecero il contrario di quello che avevano detto.
Io credo che la cosa migliore, invece di fare un Gathering, sarebbe stata quella di fare un catering alla vecchia maniera, con tramezzini, pizzette, patatine e (crepi l’avarizia!) anche cocktail di gamberi e vitello tonnato, che alla fine sarà anche vintage ma è sempre buono; almeno non saremmo stati costretti a sentire le ennesime promesse non mantenute, saremmo andati via a pancia piena e un po’ più soddisfatti, e avremmo dato un senso alla nostra presenza.
Riassumendo: in questi due anni circa, il lavoro di CrossFit Italia si riduce a postare qualche foto su Instagram (rigorosamente degli amici di amici) e a tradurre in italiano i wod di crossfit.com (c’è veramente qualcuno che ancora guarda la programmazione di crossfit.com?), tra l’altro traducendo rest con riposa e max rep con max ripetizioni. Ottimo.
In sostanza, quello che CrossFit Italia ha fatto è stato togliermi il dubbio e la speranza. Come ho spiegato prima, avevo il beneficio del dubbio che l’assenza di CrossFit Inc in Italia fosse dovuta alla distanza che ci separava dagli States, ma avevo la speranza che prima o poi le cose sarebbero cambiate. Con il loro avvento ho perso anche la speranza.
Dunque, considerato come si è comportata CrossFit con tutti noi, perchè ora qualcuno di noi dovrebbe spendersi per aiutare chi non ci ha mai aiutato?
Per quanto mi riguarda, CrossFit ora è nella tempesta, una tempesta causata dal vento che hanno seminato in questi anni e scatenata dalla follia delirante del suo fondatore. E da questa tempesta deve uscire da sola.
A nulla servono le scuse tardive e insufficienti arrivate da parte di Glassman. Secondo il mio modo di vedere, c’è un unico modo in cui CrossFit può uscire dalla tempesta.
Primo, Glassman deve dimettersi e ritirarsi a vita privata.
Secondo e ancora più importante:
CROSSFIT DEVE RIDARCI LA PAROLA CROSSFIT, liberalizzare il marchio e renderlo un progetto open source, PERCHÉ LA PAROLA CROSSFIT non È di qualcuno, È della community crossfit.
Non lo dico per interesse personale: come vi ho detto, ho speso negli anni oltre 50mila dollari per pronunciare quella parola e non mi spaventerei a spenderne altri 3000.
Credo realmente che sia per loro l’unica soluzione. Potrebbero rifondare completamente l’immagine del marchio su un marchio Open Source, fondato sulla collaborazione e non sull’esclusione, fondato sulla condivisione e non sull’accentramento del potere nelle mani di pochi.
La storia recente ci ha insegnato che è questa la strada vincente nel lungo periodo, che è dall’open source e dalla condivisione che nascono le migliori idee. Bisogna far diventare il business un movimento, un’idea, anzi un ideale da far seguire a tutta la community.
Certo, CrossFit rinuncerebbe a 13000 affiliati che pagano 3000 dollari annui producendo 39 milioni di dollari, ma quanti di quei 13000 saranno pronti a pagare di nuovo l’affiliazione? In realtà, quei soldi in gran parte sono già persi, e più andremo avanti più si perderanno.
Chi vorrebbe pagare per associare il proprio marchio a un marchio che ha perso tutto il suo appeal?
Il famoso posizionamento sul mercato che paghiamo con i 3000 dollari annui quanto vale, oggi? Sicuramente molto meno di 3000 dollari; e quanto varrà tra qualche anno, quando verranno diffuse parole alternative alla parola CrossFit che identificheranno universalmente il nostro sport?
Se invece fosse libera dai vincoli imposti, la parola CrossFit potrebbe circolare in maniera esponenziale nei prossimi anni, il movimento crescerebbe ancora di più, e loro potrebbero rifondare il proprio business non sulle loyalty, ma sulla formazione, sulle gare, sugli eventi, sulle sponsorizzazioni, e sulle infinite possibilità che si creerebbero con una community stimolata dalla condivisione.
Evolversi o morire. Ce lo insegna la storia della natura. Questa frase è stato un vanto agli albori del CrossFit, per identificare il cambiamento che questa disciplina introduceva rispetto al vecchio concetto di fitness.
Ora sta a loro applicarlo.
Un abbraccio.
Fabio
P.S. Se CrossFit Inc, CrossFit Italia, Matteo Pozzati o qualsiasi membro dello staff CrossFit, fosse pure Greg Glassman in persona, volesse rispondere a questo articolo, sono a disposizione per pubblicare sul mio sito la loro risposta.