Sono sempre di più le gare di CrossFit in Italia, da un lato un ottimo strumento di propaganda di questo sport, e uno strumento di aggregazione della Community…ma siamo sicuri che stiamo andando nella giusta direzione?
Nell’ultimo periodo stiamo assistendo al proliferare di gare CrossFit in Italia. Ne abbiamo viste di ogni livello e di ogni tipologia: dalle gare locali all’interno di un box, ad eventi di caratura internazionale in strutture e con campi gara degni dei Games.
Mi ricordo che ero già lì, al “Reebok 4 Emilia”. Eravamo agli albori, e fu una fantastica giornata di sport a CrossFit Parma. Poi, a seguire, il Christmas Challenge a CrossFit Padova fino ad arrivare al primo Italian Throwdown. Sembra passato un secolo, invece non sono neanche 4 anni. In così poco tempo il nostro sport è cresciuto in maniera esponenziale, e così sono cresciute le competizioni, sia come livello che come numero.
Forse è arrivato il momento di fermarsi un attimo a riflettere, per capire realmente in che direzione stiamo andando. Perchè se è vero che molti sono gli esempi positivi che si possono portare, è anche vero che non tutte le competizioni sono state organizzate al meglio.
Ormai sono nel mondo del CrossFit da abbastanza tempo per capire come vanno le cose nel nostro Paese. Prima c’è stata la corsa a diventare “Level 1” poi la corsa ad “aprire un proprio box”. Adesso, la corsa a “organizzare la propria gara”.
Organizzatori improvvisati
D’altronde sembra facile. Soprattutto, visto che nonostante le gare siano aumentate esponenzialmente, la richiesta da parte dei CrossFitter è in continua crescita, molti vedono un’opportunità di “guadagno facile” o di uno strumento di sponsorizzazione del proprio box, o della propria programmazione. Nei peggiori casi della propria persona.
Come abbiamo già visto per i vari “level 1” o “box owner” improvvisati, poi la legge del mercato inevitabilmente farà una “selezione naturale” darwiniana e sopravviveranno solo quelli che hanno saputo organizzare un evento di alto livello. Ma intanto, in questo momento, tutti vogliono cavalcare l’onda e quindi…
Sì… ho lo sponsor che mi fornisce l’attrezzatura a basso costo perché ottiene visibilità. Ho l’amico assessore che mi da il palazzetto o mi fa organizzare tutto nel parco cittadino. Resta il montepremi…. No problem! Lo pagano gli iscritti, tanto gli regalo una maglietta e gli faccio vivere una giornata di gloria, vedrai che pagano volentieri. Ma con quali risultati?
Dopo averne viste a decine, sono abbastanza sicuro di poter racchiudere le varie problematiche in queste categorie.
PROBLEMI LOGISTICI
Quando si organizza una gara, la logistica del campo gara e le tempistiche dei wod e delle varie heat sono una delle prime cose che bisognerebbe calcolare. Tutti quelli che hanno partecipato ad una gara sanno quanto può essere stancante attendere la propria heat, e quanto può costare in termini economici una trasferta.
Bisognerebbe avere più rispetto per gli atleti, dare tempistiche certe sulla partenza delle heat e rispettare i tempi di gara.
Ora, un problema può capitare, ma mi sono trovato ad assistere a gare in cui la fine era prevista per le 18 e alle 21 ancora si stava woddando. Ho visto atleti in gara dover scegliere tra fare una finale o perdere il volo di ritorno. Questo non dovrebbe mai succedere.
WOD FANTASIOSI
Capisco che si voglia proporre qualcosa di diverso, ma a volte basterebbe solamente fare un bel Wod di CrossFit. D’altronde è per questo che gli atleti si sono iscritti. Il “Prepare For the Unknown” va benissimo, ed è giustissimo per i Games, ma li parliamo di un elite mondiale di atleti, e della gara che come obiettivo dichiarato ha quello di mettere alla prova i limiti di questa elite. La vostra gara dovrebbe, invece, avere lo scopo di esaltare le caratteristiche dei partecipanti, per farli esprimere al meglio del loro potenziale. Non dovrebbe essere pensata per evidenziarne i limiti.
Chiariamo subito una cosa. Tu che stai organizzando una gara nella tua città non sei Dave Castro, e non stai programmando i Wod per i Games.
Ho assistito ad una gara (tra l’altro bellissima e organizzata benissimo, scelta dei wod a parte) in cui su 4 wod in totale, in uno erano stati inseriti i “Triple Under” e in un altro la “pegboard in sospensione”.
Ora, la pegboard è uno strumento che ufficialmente è stato inserito solamente nella finale dei Games 2015 ed ha messo in difficoltà non pochi competitors. In questa gara a cui ho assistito, a complicare le cose c’era il fatto che era stata installata in sospensione e non ci si poteva appoggiare neanche ai pali del rack.
La mia domanda è questa: quanti atleti in italia hanno al box una pegboard con cui allenarsi? E soprattutto, avete mai visto una pegboard in sospensione?
Riguardo i triple under… È un movimento che ultimamente vediamo fare spesso ai “pro” su YouTube. È uno di quei movimenti che probabilmente potrebbe essere inserito tra i movimenti del CrossFit. Magari, però, ai prossimi Games. Il problema è che ancora non è stato inserito in nessuna competizione ufficiale, quindi non è uno standard di movimento CrossFit.
Se qualcuno deve inserire i Triple Under nel CrossFit c’è solamente una persona che può farlo, e il suo nome è Dave Castro.
Una questione di rispetto
Torniamo sempre al solito discorso. Ci vuole rispetto per gli atleti, gente che si allena tutti i giorni con enormi sacrifici. Gente che poi si trova a dover rinunciare a salire su un podio o a partecipare a una finale perché in un wod hanno inserito un movimento che non è previsto dagli standard CrossFit. Vi sembra giusto?
Esistono già un infinità di movimenti nel CrossFit, si possono fare bellissimi wod usando quelli senza dover per forza cercare di stupire. In questo tipo di competizioni, che vanno dal medio-basso al medio-alto livello, ci sono comunque dei limiti che non andrebbero superati. Altrimenti tutto può diventare lecito, oggi i Triple Under, domani la corsa con i sacchi?
Il rischio è che volendo imitare Dave Castro e i Games si finisce per sembrare Jocelyn a Giochi Senza Frontiere.
JUDGE INADEGUATI
Questo penso sia il più grave dei problemi, e affligge praticamente le gare CrossFit di ogni livello. La colpa non è dei singoli Judge, che ci mettono anche tanta buona volontà. Il problema principale è proprio che stiamo parlando di volontari, non di professionisti. Nessuno di loro viene pagato, nessuno di loro riceve la giusta preparazione, e pochi di loro riescono a fare la giusta esperienza. Io personalmente ho avuto esperienza di “arbitraggio” nel mondo del tennis. Sono stato giudice di linea a livello internazionale per circa 15 anni, e posso dire con sicurezza che si diventa buoni arbitri solamente con l’esperienza e la formazione.
Ma chi sarebbe disposto a sobbarcarsi più volte nel corso dell’anno spese di trasferta ed a sacrificare il proprio tempo solo per una maglietta con scritto Judge? Quindi succede che magari uno ci prova, fa una gara, si diverte anche, magari fa la seconda e forse anche la terza. Ma poi, inevitabilmente, quasi tutti abbandonano. Così, ci ritroviamo ad avere tantissimo ricambio e ad ogni gara ci troviamo con la maggior parte dei Judge con poca o nessuna esperienza e formazione.
Non sto parlando di farlo diventare un lavoro. Sarebbe almeno auspicabile che gli organizzatori delle gare prevedessero un rimborso spese per poter rendere sostenibili ripetute trasferte a chi voglia dare disponibilità a fare il Judge. Questo eliminerebbe in parte il problema del “ricambio”, e potrebbe creare uno “zoccolo duro” di persone che nel tempo possano fare esperienza e maturare le giuste competenze.
Il sogno
Inoltre, sarebbe fantastico se CrossFit stessa si interessasse alla problematica e creasse una struttura organizzativa, magari con dei responsabili a livello locale coordinati a loro volta da responsabili regionali, nazionali, e continentali. In questo modo si potrebbe gestire l’attività dei giudici nelle varie gare, offrire la giusta formazione, e dar loro modo di fare la giusta esperienza. Mi rendo conto che questo può sembrare un discorso utopico ma, a mio avviso, o iniziamo a percorrere questa strada o non supereremo mai del tutto il problema.
Se è già un problema trovare Judge validi, immaginate quanto sia difficile trovare un Head Judge che sappia fare il suo lavoro e gestire al meglio il suo team. Spesso gli organizzatori delle gare, non sapendo a chi affidarsi, lo fanno fare ad un amico di cui si fidano, ma che magari non ha la minima esperienza neanche nel ruolo di Judge. Purtroppo per un ruolo così delicato non basta la buona volontà. Servono competenze, leadership e soprattutto serve esperienza nel ruolo per avere ben chiaro come svolgerlo al meglio.
Ho assistito a gare dove l’Head Judge invece di pensare a mettere in condizione il proprio team di lavorare al meglio, andava in giro sul campo gara a distribuire “no Rep” facendo continuamente “over-ruling” sulle chiamate dei propri Judge. Non dico che questo non possa accadere, anzi è anche parte del lavoro di un Head Judge. Ma vederne uno che passa tutta la giornata a fare questo, è mortificante per lo scopo stesso del ruolo. L’Head Judge non è qualcuno che sta vivendo la sua giornata di gloria ed al centro dell’attenzione.